Rough and direct live sets are more enjoyable

There is an interesting difference between the computer music presenter and a live act. While the centered tape operator has perfect conditions for creating the best possible sound, for presenting a finished work in the most brilliant way (which might occasionally even include virtuoso mixing desk science rather than static adjustment to match room acoustics), the live act has to fight with situations which are far from perfect and at the same time is expected to be more lively. Given these conditions, it is no wonder that generally rough and direct live sets are more enjoyable, while the attempt to reproduce complex studio works on a stage seem more likely to fail.

A rough sounding performance simply seems to match so much more the visual information we get when watching a guy behind a laptop. Even if we have no clue about their work, there is a vague idea of how much complexity a single person can handle. The more the actions result in an effect like a screaming lead guitar, the more we feel that it is live. If we experience more detail and perfection we most likely will suspect we are listening to pre-prepared music. And most of the time we are right with this assumption.

From “Live Performance in the Age of Supercomputing” by Robert Henke

How not to do music

I spent endless hours on things like this. I learned in detail how not to do music. It was the same trap most people still fall into: focussing on irrelevant detail. Cutting one thousand snare samples, then thinking about how to name these, creating semantics that allow you to find something again quickly….a year passes just on building a sample collection and not one song gets done.

Mike Daliot, from “Presets. Digital Shortcuts to Sound” by Stefan Goldmann

Caricare musica nell’Internet Archive per inserirla su Noblogs

Ho appena creato un account nell’Internet Archive – è stato più semplice rispetto ad alcuni anni fa, e le istruzioni sono più comprensibili.

http://www.archive.org

In pochi minuti ho caricato anche lì il mio primo esperimento di minimal techno che ieri avevo messo su SoundCloud.

Noblogs.org non supporta i widget di SoundCloud, ma supporta i widget dell’Internet Archive. La sintassi è spiegata qui, ed ecco qui sotto un esempio.

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Defunken setup: Roland MC-303 e ESX-1SD collegate via MIDI

La Groovebox MC-303 della Roland “ascolta” i segnali MIDI in ingresso e li suona su una delle 8 tracce esistenti, quella selezionata.

Pertanto dopo averla collegata come slave alla Korg ESX, la MC-303 suonava sia il proprio pattern sia un sacco di altre note in ingresso, che cambiavano a seconda della parte che selezionavo…questo non era quello che desidero: voglio che i due dispositivi siano indipendenti, anche se sincronizzati, e non mi interessa usare la groovebox come modulo sonoro pilotato da fuori.

Ho provato a invertire la “relazione di potere” fra le due partner, ed almeno quando fa da master, la MC-303 si comporta in maniera logica. Ma non si merita certo questo ruolo, anche perché alcuni dei suoi bottoni funzionano male e non ho voglia di aprirla per fare pulizia un’altra volta.

Ho risolto il problema configurando l’ESX in modo che non trasmetta via MIDI i segnali delle note, ma solamente gli altri segnali: clock, avvio/pausa/stop etc.

Per farlo ho selezionato la modalità Global con l’apposito bottone; poi premendo Shift e il tasto 15 sono entrato nelle MIDI Utilities; premendo ancora il tasto 15 dopo aver selezionato Filter sono apparse le lettere PCEN, che indicano le tipologie di segnali MIDI; usando la rotella ho fatto apparire la ‘x’ sotto la ‘N’: questo ha disabilitato l’invio (e la ricezione) dei segnali Note on/Note off.

La procedura è documentata nel manuale ufficiale della ESX-1SD [PDF].