CDJ, Sync e creatività

My issue is not that syncing = bad. […] In the Lisbon club scene, DJs use free software to sync tracks with incredibly complex rhythms—usually tracks that were produced by the DJ or one of his or her crew—blending them together at breakneck speed. The best DJs in the experimental club music style move rapidly between genres and tempos using CDJs, their sets rarely adhering to standard beatmatching.

[…] There is, of course, a whole […] side of DJing that aligns itself closer to live performance, a style of which Hawtin is an advocate. DJs like Surgeon, Paula Temple, Speedy J and Chris Liebing use individual technological solutions to do things that are not possible with a standard CDJs or turntable setup. When this style is done well, the DJ is, in effect, improvising, pulling tracks apart and reassembling them in new and interesting ways. My feeling is that more could be done to audibly show the audience how this technique affects the tracks and parts of tracks that are being played, but regardless of this, there’s no question that syncing the music is vital to this type of performance.

Da “Opinion: DJing shouldn’t be easy

Steevio: Live Techno, Polyrhythms and Modular Synthesizers

“I got bored of hearing the same 4/4 motifs like snare drums and claps on the beats 2 and 4, which is the common house method of punctuating the rhythm,” Steevio states. “I just sat down and said I’ll never ever use those things, so it leaves it open to me mixing different polyrhythms together to make new rhythms.”

[…] Steevio sits on the reams of recorded material he generates, as his understanding of the modular way develops, letting months pass by until revisiting the results and whittling them down to workable tracks. With an ever-strengthening command over his music in the instant that it’s being produced and moving away from laborious arranging and editing, it’s palpable to see the correlation with his rock band roots. “It’s just like practicing on an instrument,” Steevio enthuses. “When you first start you’re a bit clumsy. You haven’t quite got the control, but as you go along you get slicker and slicker.”

It’s safe to say there aren’t many artists producing tracks quite like Steevio at the moment, and he’s the first to acknowledge that it’s difficult at times to see where his brand of bumping, complex techno fits in at a time when Ostgut Ton and Sandwell District rule the day.

From “Modular techno, acid rock and Freerotation: A discussion with Steevio” (pubblicato originariamente su Junodownload)

Mike Huckaby: da Detroit ad Ableton Live, 25 anni di originalità

My motto number 1: “Always do what your peers cannot do and will not do”

My motto number 2: “At first they talk shit about you, then they ask you how you did it”

Queste due citazioni vengono da una bella intervista a Mike Huckaby, pubblicata da Little White Earbuds (che tra l’altro rilascia anche ottimi podcasts) e rilanciata da Test Industries.

In uno dei passi più interessanti dell’articolo, lo storico DJ di Detroit racconta di quando le macchine per fare musica erano poche e quasi nessuno sapeva usarle. Oggi Huckaby non solo ha imparato a usare strumenti (software) moderni come Ableton e Traktor ma impartisce perfino lezioni a riguardo.

Lettura dell’intervista -e scaricamento del mix annesso- sono consigliate.

Defunken setup: mixer Yamaha MG102C e casse Infrasonic Blow5

La settimana scorsa ho comprato un paio di casse / monitor di riferimento e un mixerino. Ne avevo bisogno: suonare attaccato allo stereo usando un vecchio mixer da radio non era molto sostenibile.

Le casse sono della Infrasonic, un marchio sudcoreano apparentemente sconosciuto. Il modello è chiamato Blow5 (probabilmente succhiano), sono attive (o “preamplificate”), con un woofer da 5 pollici. Dalle prime prove, probabilmente non avevo bisogno di casse più potenti, ma avrei commesso un errore se avessi scelto un modello più piccolo con coni da 4 o 3 pollici.

Ero sul punto di comprare un paio di Alesis, ma all’ascolto non mi sono piaciute perché molto cariche di bassi, mentre queste Infrasonic mi sono sembrate più equilibrate. Hanno il foro per l’uscita dell’aria posizionato frontalmente – a quanto pare, questo è preferibile in situazioni come la mia, dove le casse sono posizionate molto vicine alle pareti. Le ho pagate circa 230 euro. Per ora sono contento.

Il mixer è uno Yamaha MG102C ed è costato circa 120 euro. Ha 2 ingressi mono e 4 stereo, con mandate ausiliarie per gli effetti e altre uscite. Niente crossfader, solo rotary controls, probabilmente troppo vicini fra loro per le mie dita, ma per ora devo tenere a bada le mie pretese.

LEPLOOP, dal Laboratorio di Elettronica Popolare ai Throbbing Gristle

thx1338 mi informa che i Throbbing Gristle suoneranno a Bologna il 2 novembre. Secondo quanto ha scritto Chris Carter qualche mese fa, useranno tra le altre cose un sintetizzatore / drum machine / sequencer artigianale creato dal Laboratorio di Elettronica Popolare di Milano, il LEPLOOP. Qui si trova una registrazione effettuata da Carter con il LEPLOOP. Giovedì 21 ottobre il LEPLOOP verrà presentato presso la casa editrice cyberpunk milanese Shake. Qui sotto un video effettuato all’Hackmeeting 2009 – se tendete l’orecchio potete sentire Peppo Lasagna mentre spiega come funziona la sua creazione. Altri bei video, fatti dall’altro creatore, qui e qui. Che figata.

Cos’hanno in comune Defunken, Gold Panda e i Throbbing Gristle?

Gold Panda live

Gold Panda live, la mano destra sull'electribe

…probabilmente niente, tranne che usiamo tutti, tra le altre cose, la Korg ESX-1.

Felix’s Machines

“musical instruments as well as kinetic sculptures”

Vado a fare una jam session, ecco cosa mi porto

Sto per uscire di casa con tutta la strumentazione – stasera faccio una jam session / workshop autogestito di macchinari elettronici musicali con alcuni amici.

Ho pensato di condividere foto ed elenco delle cose che mi sto portando dietro, anche come promemoria personale per il futuro.

Defunken setup: Roland MC-303 e ESX-1SD collegate via MIDI

La Groovebox MC-303 della Roland “ascolta” i segnali MIDI in ingresso e li suona su una delle 8 tracce esistenti, quella selezionata.

Pertanto dopo averla collegata come slave alla Korg ESX, la MC-303 suonava sia il proprio pattern sia un sacco di altre note in ingresso, che cambiavano a seconda della parte che selezionavo…questo non era quello che desidero: voglio che i due dispositivi siano indipendenti, anche se sincronizzati, e non mi interessa usare la groovebox come modulo sonoro pilotato da fuori.

Ho provato a invertire la “relazione di potere” fra le due partner, ed almeno quando fa da master, la MC-303 si comporta in maniera logica. Ma non si merita certo questo ruolo, anche perché alcuni dei suoi bottoni funzionano male e non ho voglia di aprirla per fare pulizia un’altra volta.

Ho risolto il problema configurando l’ESX in modo che non trasmetta via MIDI i segnali delle note, ma solamente gli altri segnali: clock, avvio/pausa/stop etc.

Per farlo ho selezionato la modalità Global con l’apposito bottone; poi premendo Shift e il tasto 15 sono entrato nelle MIDI Utilities; premendo ancora il tasto 15 dopo aver selezionato Filter sono apparse le lettere PCEN, che indicano le tipologie di segnali MIDI; usando la rotella ho fatto apparire la ‘x’ sotto la ‘N’: questo ha disabilitato l’invio (e la ricezione) dei segnali Note on/Note off.

La procedura è documentata nel manuale ufficiale della ESX-1SD [PDF].

Defunken setup: ESX, MC-303, mixer in cortocircuito e riverberi

Ho abbozzato un primo setup collegando la roba di cui dispongo attualmente.

In primo piano la merdosa groovebox MC-303 della Roland, pilotata (male, almeno per ora) via MIDI dalla electribe rossa sullo sfondo.

Il segnale principale della groovebox va nel mixer al centro (quello che fa davvero da mixer), mentre dall’uscita cuffie entro nel mixerino nero in alto a sinistra. Tale pericoloso dispositivo funge da distorsore e se ingrandite la foto potrete vedere il cavo da 20cm che collega l’uscita cuffie a un’entrata microfono mandando tutto in feedback. A questo punto passo nel multieffetto della Alesis (di cui si intravede il display verde) per rendere del tutto irriconoscibile la MC-303.

L’electribe della Korg, a differenza della groovebox della Roland, avrebbe un paio di uscite jack indipendenti a cui si possono assegnare una o più tracce. In questa configurazione non le posso sfruttare perché il mio mixer attuale ha solo 3 ingressi di linea, già occupati dal segnale principale dell’electribe stessa, da quello della groovebox e dal canale distorto. L’uscita principale della ESX passa attraverso un vecchio riverbero della Digitech.

In un prossimo setup di prova eliminerò del tutto il segnale pulito della MC-303, per guadagnare un canale su cui mandare una delle 2 uscite indipendenti della ESX. Quest’ultima sembra non offrire riverbero di grande qualità e quindi voglio provare a usare invece l’aggeggio della Digitech su una parte delle tracce.